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Il cammino spirituale

IL CAMMINO SPIRITUALEPerché abbiamo bisogno di un cammino spirituale? Viviamo in tempi frenetici e la nostra vita trabocca di attività, alcune gioiose e altre tristi, alcune soddisfacenti e altre non.
Perché dedicare del tempo a una pratica spirituale? Se riusciamo a renderci conto ove siamo intrappolati, possiamo liberarci e aiutare gli altri a fare altrettanto. Ma prima di tutto dobbiamo capire come ci siamo cacciati in questa situazione.
La felicità che ognuno di noi cerca per tutta la vita, talvolta trovandola, è sempre temporanea; è impossibile farla durare. È come se scagliassimo continuamente frecce, ma al bersaglio sbagliato.
Per trovare una felicità durevole dobbiamo cambiare bersaglio, concentrarci sullo sradicare la sofferenza in noi stessi e negli altri, in modo non temporaneo ma permanente.
La mente è la fonte della nostra sofferenza e della nostra felicità. Può essere usata positivamente per fare del bene, o negativamente per fare del male. Siamo condizionati dai capricci della mente ordinaria, che va su e giù, di qua e di là, producendo pensieri buoni e cattivi, piacevoli o dolorosi.
E intanto piantiamo un seme con ogni pensiero, ogni parola, ogni azione.
Com’è certo che il seme di una pianta velenosa darà frutti velenosi, e quello di una pianta medicinale produrrà un farmaco, le azioni dannose produrranno sofferenza e le azioni benefiche felicità
Le nostre azioni diventano cause e dalle cause derivano naturalmente i risultati.
Quando i risultati di quei pensieri rimbalzano su di noi, ci sentiamo vittime indifese, a noi sembra di vivere la nostra vita senza far nulla di male, e allora perché ci succede tutto questo?
Non ci rendiamo conto che stiamo sperimentando le conseguenze di ciò che noi stessi abbiamo messo in moto, e che le nostre azioni producono cause, risultati all’infinito.
Dato che noi stessi abbiamo creato la nostra situazione, sta a noi cambiarla.
Alcuni credono che il rimedio alla sofferenza stia in Dio o in Buddha, a qualche parte all’esterno. Ma non è così.
Il Buddha stesso disse ai suoi discepoli “Vi ho mostrato il cammino della libertà. Sta a voi seguirlo”.
Quando la mente è usata in modo positivo, ad esempio per generare la compassione, può procurare un grande beneficio. Può sembrare che tale beneficio derivi da Dio o da Buddha, ma è semplicemente il risultato dei semi che abbiamo piantato.
Anche se dagli insegnamenti del Buddha riceviamo la chiave della conoscenza che ci permette d cambiare, domare ed educare la mente, solo noi possiamo sbloccare, aprire la nostra più profonda verità, rivelando la nostra natura di Buddha con le sue illimitate possibilità.
La nostra situazione attuale è relativamente fortunata. Ci sono molti che soffrono di gran lunga più di noi. Devastati dall’implacabile sofferenza di guerre, malattie o carestie, non hanno nessuna possibilità di cambiare la loro situazione, sembrano non avere via di scampo. Se riflettiamo sulle loro condizioni, nel nostro cuore sorge la compassione. Siamo ispirati a non sprecare le nostre circostanze fortunate, ma a sfruttarle per fare del bene a noi e agli altri.
Solo rivelando pienamente la era natura della mente, possiamo trovare una felicità durevole e aiutare gli altri a fare altrettanto.
È questa la meta del cammino spirituale.